Negli ultimi anni, l’ossessione per la crescita economica ha generato un fenomeno allarmante: il burn-out tra i lavoratori. Un recente rapporto delle Nazioni Unite, curato dal Relatore speciale sulla povertà estrema e sui diritti umani, Olivier De Schutter, mette in luce le gravi conseguenze di questo modello di sviluppo. Secondo De Schutter, la crescente competizione e la corsa alle performance stanno erodendo la salute mentale dei lavoratori, creando un clima di ansia e depressione, in particolare tra le categorie più vulnerabili. Olivier De Schutter ha dichiarato: “La tendenza attuale promuove società ossessionate dalla crescita, caratterizzate da un clima di competizione che porta a sentimenti di inadeguatezza e ansia”. Questo clima è particolarmente devastante per i lavoratori poveri, che si trovano a fronteggiare aspettative irrealistiche senza la possibilità di scegliere condizioni di lavoro più favorevoli. Il rapporto evidenzia che questi lavoratori accettano carichi di lavoro elevati e pressioni costanti, aggravando la loro vulnerabilità a problemi di salute mentale. Il costo economico del burn-out è enorme, stimato in circa mille miliardi di dollari all’anno. Questo non solo si traduce in perdite produttive, ma ha anche ripercussioni sociali significative, aumentando le disuguaglianze e perpetuando un ciclo di povertà. La salute mentale compromessa dei lavoratori impoverisce le comunità, riducendo la loro capacità di contribuire attivamente alla società.
Le cause del burn-out sono molteplici e complesse. La pressione per raggiungere risultati sempre più alti, le aspettative irrealistiche e la mancanza di controllo sulle proprie mansioni contribuiscono a creare un ambiente di lavoro stressante. De Schutter avverte che “la crescita può diventare anti-economica quando minaccia la salute mentale”. Questo è particolarmente preoccupante in un contesto in cui, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 970 milioni di persone nel mondo soffrono di problemi di salute mentale. Per affrontare questa crisi, De Schutter propone un cambio di paradigma: “Dobbiamo iniziare a privilegiare il benessere rispetto alla corsa alla crescita economica”. Le soluzioni suggerite includono la lotta alle disuguaglianze, la considerazione dei rischi psicosociali legati al lavoro e l’introduzione di un reddito di base incondizionato. Queste misure potrebbero non solo alleviare il burn-out, ma anche promuovere un ambiente di lavoro più sano e sostenibile.